Storie di innovazione raccontate dai protagonisti: 30 minuti con Giacomo Silvestri, Presidente di Eniverse Ventures

Giacomo Silvestri è il Presidente di Eniverse Ventures, il corporate venture builder di Eni. Oltre a ricoprire questo ruolo, in Eni è responsabile della creazione di ecosistemi di innovazione per modellare, guidare e accelerare l’innovazione e la trasformazione strategica dell’azienda.

 

È anche l’ospite della prima puntata di 30 minuti con | Storie di innovazione raccontate dai protagonisti, il nuovo format di Cariplo Factory dedicato ad approfondire in diretta streaming un tema chiave della corporate innovation attraverso un dialogo a due voci.

 

A dialogare con il Presidente di Eniverse Ventures è stato, in questa prima puntata, Enrico Noseda, Chief Innovation Advisor e responsabile del team di venture building di Cariplo Factory.

 

 

Enrico Noseda: oggi parliamo di venture building, uno dei tanti strumenti dell’open innovation, di cui si sta parlando molto e che sta portando molti risultati ma che rimane uno strumento complesso. Dall’avvento del digitale, il mercato si muove a velocità mai viste prima: o fai disruption, o sei “disrupted”. Questo è quello che spinge a introdurre delle modifiche strutturali nei processi e nei modi in cui le aziende portano prodotti e servizi a mercato, e il venture building è uno di questi modelli. Qual è, in questo contesto, il modello di Eni e dell’approccio all’innovazione che avete perseguito in questi anni?

 

Giacomo Silvestri: il mondo dell’energia sta vivendo una trasformazione radicale, strategica, in cui l’innovazione e la tecnologia rivestono un ruolo centrale. In questo contesto, Eni coniuga un enorme patrimonio interno di tecnologie, ricerca, esperienze e competenze delle proprie persone, lavorando alla costituzione di un ecosistema di osservazione fatto di relazioni con corporate, università, startup, centri di ricerca e player specializzati. Coniugare i saperi di più persone permette di fare cose nuove, con maggiore successo.

 

Enrico Noseda: mi piace molto questo tuo richiamo al valore delle risorse interne. L’open innovation infatti non significa esternalizzare l’innovazione, ma costruire un ponte fra le risorse interne con stimoli e risorse esterne per massimizzare il valore per l’azienda.

 

Giacomo Silvestri: la chiave di volta del nostro approccio all’open innovation è stata il saper dialogare sia con l’esterno, sia con l’interno: siamo partiti da piccole sperimentazioni per arrivare, oggi, all’implementazione di numerosi progetti sui nostri siti industriali. In questo contesto, Eni si è dotata di veicoli per cogliere e accelerare questa innovazione: da Joule, la scuola di Eni per l’impresa per intercettare le nuove idee fin dal momento in cui esse si formano, al lancio di Eni Next, il veicolo di corporate venture capital, fino alla nascita di Eniverse, il nostro venture builder.

 

Enrico Noseda: dal nostro osservatorio abbiamo assistito a un grande cambiamento nel mondo dell’innovazione corporate negli ultimi dieci anni, passato dalle semplici “call for startup” a un approccio più olistico dove si lavora sulla cultura, sui processi e si integrano le metodologie di open innovation nelle parti vitali dell’azienda. L’approccio di Cariplo Factory con aziende come Eni, in questo senso, è un approccio commisurato al livello di maturità che una determinata azienda ha nei confronti dell’innovazione, passando dalla fase esplorativa, alle partnership, fino ad arrivare ad una fase di sviluppo interno. In quest’ottica, l’innovazione è un progetto dinamico che cambia nel tempo e dove il modello del venture building, nella sua accezione più pura – che prevede il lancio di spin-off- arriva solamente quando l’azienda è pronta per affrontarlo. Qual è il modello di venture building adottato in Eni?

 

Giacomo Silvestri: il nostro modello di venture building crea nuove iniziative imprenditoriali a partire da un enorme patrimonio di tecnologie, di persone, competenze e servizi interni ad Eni, che può essere valorizzato e portato sul mercato creando valore, imprese e migliorando le tecnologie stesse. Per ogni progetto di venture building partiamo da una fase di assessment, alla quale fa seguito un’analisi di mercato. Da qui parte il vero e proprio processo di venture building, in cui definiamo la natura dell’impresa, il business model, il business plan, fino allo scouting di partner con cui costituire la nuova “venture”. La prima venture, Enivibes, di cui deteniamo la maggioranza, è stata costituita lo scorso anno a partire dalla nostra tecnologia e-vpms®, sviluppata per il monitoraggio in tempo reale delle pipeline allo scopo di intercettare fenomeni effrattivi o corrosivi. L’operazione ha coinvolto due eccellenze italiane: una piccola-media impresa specializzata nello sviluppo dei sensori e uno spinoff del Politecnico di Milano focalizzato sulla parte di analisi dati e intelligenza artificiale. Abbiamo, infine, trovato un partner globale con cui ampliare il nostro business in tutto il mondo.

 

Enrico Noseda: parliamo della governance: chi controlla questi veicoli, e che influenza ha Eni sulle direzioni strategiche di questi nuovi soggetti?

 

Giacomo Silvestri: In linea con la strategia aziendale, l’obiettivo è valorizzare gli asset, anche attraverso l’individuazione di partner, mantenendo quote maggioritarie e sviluppando una governance “snella” nel rispetto degli standard di Eni, guidati dai principi di competenza e disponibilità delle risorse impiegate. Le persone provengono in parte dall’interno e in parte dall’ esterno. Infine, come Eni assicuriamo un continuo supporto alle nuove venture, facendo leva sulle competenze interne.

 

Enrico Noseda: una delle critiche che sento più spesso nei confronti del venture building è che quest’ultimo rischia di essere condizionato troppo dai processi e dalle dinamiche interne delle corporate quanto più esso rimane “vicino”, interno alla corporate stessa. Al tempo stesso, c’è chi ritiene che lo spinoff possa costituire un rischio di disperdere il valore interno di una tecnologia o di un’innovazione coperta dalla proprietà intellettuale. Qual è la tua opinione in merito?

 

Giacomo Silvestri: Penso che la soluzione vada individuata a livello di processo. Bisogna riuscire a trovare un equilibrio, mantenendo gli standard elevati richiesti dalla corporate, con il giusto grado di flessibilità per assicurare velocità d’azione. Essere una grande corporate porta, inoltre, una capacità di dialogo con partner industriali, finanziari e tecnologici che il piccolo venture studio non ha.

 

Enrico Noseda: quali suggerimenti daresti ad aziende simili ad Eni e interessate a implementare un modello simile al vostro?

 

Giacomo Silvestri: più che dare suggerimenti vorrei condividere quelli che per noi sono dei capisaldi: la solidità della tecnologia; la capacità di saper individuare le attività che è possibile svolgere autonomamente e quelle da sviluppare insieme ad altri; un chiaro percorso di valore che passa da “economics” industriali solidi e, infine, un team competente.

 

Enrico Noseda: vorrei sottolineare anche il ruolo cruciale di una cultura dell’innovazione. Essa rappresenta il terreno fertile su cui far germogliare la trasformazione dell’azienda, nutrita da processi, metodologie e tecnologie. Ti ringrazio per la chiacchierata e mi auguro che gli spunti che hai condiviso portino rapidamente alla nascita di nuove iniziative.